Quando Teseo arrivò ad Atene, scelse di non svelare subito la sua identità. Ma Medea, che conosceva bene i segreti di corte e sapeva chi fosse davvero, lo riconobbe all’istante: era il figlio di re Egeo.
Temendo che potesse minacciare il futuro del proprio figlio, Medo, cercò di sbarazzarsene. Con astuzia, lo mandò ad affrontare una missione pericolosa: catturare il temibile Toro di Maratona, simbolo del dominio cretese e creatura temuta da tutti.
Durante il viaggio verso Maratona, Teseo fu sorpreso da una tempesta e trovò rifugio nella capanna di una vecchia donna di nome Ecale. Lei, colpita dalla nobiltà del giovane, promise che avrebbe offerto un sacrificio a Zeus se lui fosse tornato vittorioso.

Lekythos con decorazione di Eracle che sottomette il toro di Creta – Museo del Louvre – Wikipedia, pubblico dominio
Teseo riuscì nell’impresa e domò il toro, ma al suo ritorno scoprì che Ecale era morta. Per onorarne la memoria, diede il suo nome a una regione dell’Attica, rendendo i suoi abitanti, per così dire, figli spirituali della generosa anziana.
Tornato ad Atene, Teseo offrì il toro in sacrificio agli dei. Ma proprio mentre stava per bere una coppa di vino avvelenato, donatagli da Medea, Egeo lo riconobbe grazie ai sandali e alla spada che egli stesso gli aveva lasciato anni prima. Con un gesto istintivo, gli strappò la coppa di mano, salvandogli la vita. Così, finalmente, padre e figlio si riabbracciarono.
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