Meretseger era la dea cobra associata alla montagna che domina la Valle dei Re, considerata la sua dimora divina. Era raffigurata in diverse forme: come un serpente arrotolato, un cobra con il volto umano o, in alcune rappresentazioni, uno scorpione con testa di donna.

Ostrakon illustrato con testo geroglifico dedicato alla Dea Meretseger da Amenkhau – Wikipedia – Fonte: Museo Egizio – Immagine rilasciata con licenza CC BY 2.0 it
Il nome “Meretseger” si traduce come “colei che ama il silenzio” o “cara a colui che porta silenzio” (in riferimento a Osiride), e le veniva attribuito il ruolo di custode delle tombe solitarie. La sua natura era ambivalente: poteva essere benevola e protettiva con i giusti, ma anche feroce e vendicativa con i malfattori.
La montagna chiamata “Signora della Vetta”, situata vicino alla Valle dei Re, era ritenuta il regno di Meretseger. Durante il Nuovo Regno, la sua influenza si estendeva a tutta la necropoli tebana, dove svolgeva il ruolo di protettrice dei luoghi di sepoltura.

La collina di el-Qurn all’accesso della Valle dei Re, nota agli egizi come Ta-Dehent, ossia la Cima, impersonata dalla stessa dea Mertseger. – Wikipedia – User: Steve F-E-Cameron (Merlin-UK), opera propria. Immagine rilascaiata con licenza CC BY-SA 3.0
Come guardiana delle tombe reali, Meretseger era una presenza invisibile e temibile. Poteva punire i trasgressori con veleno e gravi malattie, ma mostrava compassione verso coloro che agivano con onestà e rettitudine. Si diceva che la sua ira fosse mortale, mentre la sua grazia poteva portare guarigioni miracolose.

Nakhtimen, progettista di Deir el-Medina, in preghiera davanti alla dea-serpente Meretseger. – Museo del Louvre – Wikipedia, pubblico dominio
Era particolarmente venerata dai lavoratori della necropoli, che la rispettavano e la temevano profondamente. Chi si macchiava di colpe rischiava di subire terribili punizioni, come punture velenose o la perdita della vista.
Tuttavia, Meretseger era anche una divinità misericordiosa: persino i colpevoli potevano essere risparmiati se dimostravano sincero pentimento.
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