In Grecia, l’abete bianco era un albero sacro alla dea Artemide, protettrice delle nascite. Durante le feste dionisiache, in suo onore, si sventolava un ramo di abete intrecciato con edera, sormontato da una pigna, simbolo di rinnovamento e vitalità.
L’abete bianco era anche associato alla dea della luna nuova, Elate, che condivideva il suo nome con l’albero. Elate, chiamata anche Kaineides (dal verbo greco kainizo, che significa “rinnovare” o “portare novità“), incarnava il ciclo perpetuo di rinascita e trasformazione.
Un mito particolare collega Kaineides alla ninfa Cenide, protagonista di una straordinaria metamorfosi.
Cenide fu sedotta da Poseidone, il quale, in segno d’amore, le concesse un desiderio. La ninfa chiese di essere trasformata in un guerriero invincibile e prese il nome di Ceneo. Divenuto imbattibile, Ceneo fu proclamato re dei Lapiti e divenne tanto arrogante da erigere al centro della piazza una lancia, realizzata con legno di abete, ordinando ai sudditi di renderle sacrifici come a un oggetto sacro.
Per punire la sua superbia, Zeus inviò i Centauri, che uccisero Ceneo colpendolo con tronchi di abete e conficcandolo al suolo, trasformandolo simbolicamente in un albero.
Questo mito, narrato anche nelle Metamorfosi di Ovidio, trova eco in antichi rituali primaverili. In molte culture, un palo di abete veniva eretto al centro della piazza del mercato come parte di un rito dedicato alla Grande Madre. Durante questa cerimonia, uomini nudi, armati di magli, colpivano un’effigie della Madre Terra per liberare lo spirito dell’anno nuovo e garantire la rinascita della natura.
Questo intreccio tra mito e rituale riflette il profondo legame simbolico dell’abete con il rinnovamento, la ciclicità della vita e il rapporto tra l’uomo e il sacro.
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