Mnemosine, figlia primigenia di Urano (il Cielo) e Gea (la Terra), era la personificazione della memoria, ma in alcune tradizioni le venivano attribuiti anche il canto e la danza.
Titanide dal potere antico, dopo la caduta dei Titani, gli dèi chiesero a Zeus di celebrare la vittoria divina con un coro sacro di nuove divinità.

Gabriel Dante Rosetti, Mnemosyne – Wikipedia, pubblico dominio

Fu allora che Zeus si avvicinò a Mnemosine sotto le spoglie di un semplice pastore.
Per nove notti i due giacquero insieme sui monti della Pieria, e da questa unione nacquero, dopo un anno, nove figlie: le Muse.

Divinità dell’ispirazione e dell’arte, le Muse vennero incaricate di vegliare sul canto, sulla poesia, sul dramma e sulla danza.

Da allora, ogni poeta, musicista o artista ha rivolto a loro il proprio canto, implorandone il favore.

Le Muse sono spesso raffigurate in compagnia di Apollo, dio della musica e della luce, e di Pegaso, il cavallo alato il cui zoccolo, secondo il mito, fece sgorgare le fonti ispiratrici dell’Elicona. Si narra anche che Saffo, poetessa dell’isola di Lesbo, fosse talmente ispirata da essere considerata la “decima Musa”.

Il termine moderno “museo” deriva dal greco museion, ovvero “luogo sacro alle Muse“, così come la parola “musica” affonda le sue radici nella stessa origine divina.

Le genealogie delle Muse variano nei miti, ma tutte riconducono a un’unica concezione profonda: quella dell’armonia cosmica governata dall’arte e dal pensiero.
Le Muse incarnano le forme più elevate dell’intelletto: eloquenza, conoscenza, scienza, matematica, storia, astronomia.

A partire dall’epoca classica, il loro numero fu fissato a nove, e ciascuna fu associata a un ambito specifico della creazione artistica o intellettuale:

Attraverso le Muse, Mnemosine donò al mondo non solo la memoria, ma l’eterno soffio dell’ispirazione che attraversa i secoli.

 

vedi anche:

 

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