Quando i Greci arrivarono a Troia per reclamare ciò che ritenevano loro di diritto, Odisseo (Ulisse) e Menelao furono inviati come ambasciatori all’interno della città per negoziare la restituzione di Elena e del tesoro che Paride aveva sottratto. Nonostante le speranze di una risoluzione pacifica, i Troiani erano irremovibili e decisero di non restituire Elena, rifiutando ogni accordo.
In preda alla rabbia, alcuni tra i Troiani avrebbero voluto uccidere i due ambasciatori greci. Tuttavia, fu Antenore, un troiano di indole saggia e rispettosa dell’ospitalità, che riuscì a evitare il tragico esito, proteggendo Menelao e Odisseo e impedendo così un grave crimine contro le leggi sacre degli ospiti.
Nell’Iliade, Odisseo è raffigurato principalmente come un abile oratore e stratega, piuttosto che come un guerriero. Quando parlava, la sua presenza catturava completamente l’attenzione di chi lo ascoltava. Scelto per accompagnare Aiace Telamonio e Fenice nel tentativo di convincere Achille a tornare a combattere, Odisseo parlò con grande eloquenza, ma non riuscì a raggiungere il suo scopo
Riporto un episodio che fa riferimento a una delle numerose imprese ingegnose di Odisseo durante la guerra di Troia, descritta da varie fonti classiche.
Secondo alcune tradizioni, Odisseo, noto per la sua astuzia e capacità di camuffarsi, si sarebbe infiltrato nella città di Troia per spiare e raccogliere informazioni strategiche. In questa particolare missione, per non farsi riconoscere, entrò a Troia travestito da schiavo fuggiasco, sporco e coperto di stracci.
Pur riconoscendo Odisseo sotto il suo travestimento, Elena non lo tradì. Anzi, lo invitò a casa sua, mostrando un legame di simpatia o complicità nei confronti del greco. Questo dettaglio mette in luce un aspetto affascinante del personaggio di Elena, spesso dipinto come combattuto tra il suo ruolo di regina troiana ei suoi legami con i Greci.
Dopo la morte di Achille, trafitto dalla freccia di Paride con l’intervento di Apollo, il campo greco fu scosso dalla perdita del suo più grande guerriero. Il corpo di Achille rischiava di cadere nelle mani dei Troiani, ma Aiace Telamonio, uno degli eroi più valorosi dell’esercito greco, si fece avanti per recuperarlo. Sotto una pioggia incessante di dardi lanciati dai nemici, Aiace riuscì, con la sua forza e il suo coraggio, a portare il corpo dell’eroe caduto indietro al campo greco, dimostrando ancora una volta la sua straordinaria capacità in battaglia
Mentre Aiace compiva questa eroica impresa, Odisseo, con la sua astuzia e abilità strategica, copriva la ritirata, assicurando che Aiace potesse compiere la sua missione senza essere sopraffatto dai Troiani.
L’azione coordinata dei due eroi sottolinea la sinergia tra la forza fisica di Aiace e l’intelligenza tattica di Odisseo, elementi cruciali per la sopravvivenza dell’esercito greco in quel momento delicato della guerra.
Tra Aiace Telamonio e Odisseo nacque una disputa per l’armatura di Achille. I principi achei deliberarono che le armi appartenessero a Odisseo, riconoscendo il suo valore strategico e il contributo nella guerra. Tuttavia, questa decisione fu considerata ingiusta da Aiace, che si riteneva il secondo guerriero più valoroso dopo Achille.
Ferito nell’orgoglio, Aiace impazzì e, in preda alla follia, si tolse la vita, segnando una tragica fine per l’eroe di Salamina.
Odisseo, sempre dedito all’adempimento dei responsi oracolari, guidò con Diomede un’altra missione rischiosa: rubare le ceneri di Laomedonte e il Palladio, un’antica statua sacra a Pallade Atena. Secondo l’oracolo, finché queste reliquie fossero rimaste a Troia, la città non sarebbe mai caduta. Odisseo e Diomede riuscirono a portare a termine l’impresa, minando così la sicurezza della città.
Dopo la morte di Paride, Elena fu data in sposa a Deifobo, ma Eleno, l’indovino troiano, offese per non essere stato scelto, abbandonò Troia. Odisseo lo catturò e, in cambio della salvezza, Eleno rivelò i segreti oracolari per la caduta di Troia. Seguendo queste indicazioni, Odisseo indusse Neottolemo, figlio di Achille, a recarsi a Troia, cedendogli le armi del padre come segno di rispetto. Successivamente, guidò una spedizione a Lemno, dove, con astuzia, sottrasse a Filottete l’arco e le frecce di Eracle, strumenti necessari per la vittoria. Nonostante l’odio di Filottete verso Odisseo, il dio Eracle apparve e convinse l’eroe a unirsi ai Greci
Il colpo di genio che avrebbe segnato la caduta definitiva di Troia fu l’ideazione del cavallo di legno.
Odisseo orchestra la costruzione di una grande struttura cava, in cui lui e altri eroi si nascosero. L’esercito greco finse di ritirarsi, lasciando il cavallo come dono votivo. Sinone, istruito da Odisseo, fu catturato dai Troiani e, con una serie di menzogne abilmente costruite, riuscì a persuadere i nemici a introdurre il cavallo nella città. Nonostante i sospetti di alcuni, tra cui Elena, che tentò di smascherare l’inganno imitando le voci delle mogli dei guerrieri greci nascosti, Odisseo riuscì a mantenere il silenzio.
Una volta dentro le mura di Troia, i Greci uscirono dal cavallo, aprirono le porte e permisero all’esercito di tornare e distruggere la città.
Odisseo, pur impegnato nella distruzione di Troia, non dimenticò coloro che lo avevano aiutato. Per risparmiare la casa di Antenore, che aveva mostrato lealtà verso i Greci, Odisseo appese una pelle di pantera sulla porta, segnalandola ai suoi compagni come intoccabile. Tuttavia, egli non mostrerà la stessa pietà verso la discendenza di Priamo, ritenendo che tutta la famiglia del re dovesse essere sterminata. Senza esitazione, Odisseo gettò giù dalle mura Astianatte, il figlio di Ettore, ponendo fine alla linea di sangue reale troiana.
Odisseo e Menelao si diressero poi verso la casa di Deifobo, il nuovo marito di Elena. Ne seguì una feroce battaglia, durante la quale Deifobo fu ucciso, anche se le fonti discordano su chi sia stato il suo assassino.
Alcuni narrano che Elena stessa lo colpì alle spalle, contribuendo alla sua morte. Questo gesto, insieme alla vista del seno nudo di Elena, spinse Menelao a risparmiare la sua vita, nonostante avesse giurato di ucciderla. Così Elena potè tornare sana e salva
Durante il sacco di Troia, Aiace commise un sacrilegio, violando Cassandra presso la statua di Atena.
Odisseo suggerì che Aiace fosse lapidato per placare l’ira della dea, ma il suo consiglio non fu ascoltato. Atena, infuriata, scatenò una terribile tempesta contro la flotta greca mentre tornava in patria. Nonostante questo, Odisseo fu risparmiato dalla furia della dea, ma non poté evitare l’ira di Poseidone.
L’eroe sarebbe stato l’ultimo a tornare a casa, affrontando un viaggio epico di dieci anni, pieno di insidie e sofferenze.
Conclusione
La figura di Odisseo, stratega e ingannatore per eccellenza, emerge come un eroe tanto astuto quanto controverso. Le sue imprese durante la guerra di Troia, dalla disputa per l’armatura di Achille fino al sacco della città, mettono in luce la sua abilità nel manipolare il destino degli altri, sia nemici che alleati. Tuttavia, il prezzo della vittoria fu alto, poiché le sue azioni scatenarono la collera degli dèi, condannandolo a un lungo e doloroso viaggio prima di poter riabbracciare la famiglia.
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