Giuseppe Cadili, giornalista è l’attuale proprietario, insieme alla moglie Valeria Giarrusso, di un appartamento nel cuore del mercato di Ballarò, a Palermo.
Un luogo vivo, colorato, carico di storia. Quando la coppia acquistò la casa, l’appartamento era in condizioni precarie, e sembrava tutto tranne che una buona scelta. Nessuno avrebbe potuto immaginare ciò che si nascondeva dietro le sue pareti.
Durante i lavori di restauro, un giorno come tanti, sotto strati d’intonaco cominciarono ad affiorare strani simboli argentati, simili a miniature o geroglifici. Segni silenziosi, come messaggi dimenticati che chiedevano di tornare alla luce.
Era l’inizio della scoperta della cosiddetta “Camera delle Meraviglie”.
Le pareti di questa piccola stanza rivelarono uno straordinario intreccio di decorazioni e iscrizioni: motivi arabeggianti in un profondo blu oltremare, frasi sacre in arabo come “Sia lodato Dio, niente è simile a Lui”, e un motto latino, “Recto lucet” – “Brilla di rettitudine”.
Una sinfonia visiva e spirituale che confonde e affascina, sospesa tra arte e mistero.
Il critico Vittorio Sgarbi l’ha definita «un luogo di meditazione, mistico e spirituale», concepito, secondo lui, da «un mostro di cultura e ingegno». E in effetti la stanza sembra custodire più domande che risposte.
Secondo gli studiosi, la stanza risalirebbe alla seconda metà dell’Ottocento. L’ipotesi di un’origine araba è improbabile: la casa si trova su quella che un tempo era l’alveo del fiume Kemonia, interrato nel Seicento.
Alcuni studiosi tedeschi sostengono che le scritte siano state opera di un artigiano locale, affascinato dallo stile orientale ma ignaro della lingua araba, come dimostrano alcuni errori nei testi.
Una teoria molto accreditata è che si tratti di una stanza alla moda: un vezzo ottocentesco di uomini colti e facoltosi, che nelle loro dimore ricreavano ambienti ispirati all’Oriente, vere e proprie “camere delle meraviglie”. In questo caso, potrebbe essere stato un membro della famiglia Sammartino, originaria proprietaria dell’immobile.
Ma c’è anche chi suggerisce un uso esoterico o massonico: l’insistenza sul numero sette nei dettagli decorativi rafforza questa ipotesi, così come l’orientamento della stanza verso la Mecca.
Il mistero si è infittito quando il musicista Giuseppe Mazzamuto ha scoperto, quasi per caso, che alcune delle incisioni contenevano una melodia nascosta.
Guidato dall’intuizione nata da una domanda posta da una giovane visitatrice bionda e misteriosa durante un tour: “Avete mai pensato a uno spartito musicale?”, Mazzamuto sovrappose un pentagramma trasparente ai simboli incisi e ne emerse una sequenza armonica.
Una musica “celestiale”, come la definisce lui stesso: un messaggio di pace, inciso nel silenzio delle pareti.
La giovane ragazza non è mai più stata vista. «La stiamo cercando ovunque», raccontano Giuseppe e Valeria, «per ringraziarla e farle ascoltare una musica che ormai sentiamo anche un po’ sua».
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Sotto, un video mostra la “Camera delle Meraviglie”:
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