La fama di Guglielmo II, noto come “grande costruttore”, è legata non solo al magnifico Duomo di Monreale, ma anche alla Zisa, un’opera straordinaria che egli portò a termine dopo che suo padre, Guglielmo I, ne aveva iniziato la costruzione . Il nome stesso di questo palazzo richiama la sua bellezza: Zisa deriva dall’arabo “azizah”, che vuol dire splendido.
La Zisa è un palazzo che si erge come un castello, un luogo che affascina sia per la sua architettura che per i misteri che lo avvolgono. L’ingresso, ornato di pitture e decorazioni dorate, conduce al cuore del palazzo, dove si trova una meravigliosa fontana di marmo. Da essa sgorga una fresca cascata d’acqua, un elemento che, secondo la leggenda, ha il potere di ristorare e tranquillizzare l’animo di chi la osserva.
Ma la Zisa non è solo un’opera architettonica di rara bellezza, è anche avvolta da un’aura di magia. Si narra che al suo interno sia nascosto un favoloso tesoro, protetto da diavoli raffigurati all’ingresso del palazzo. Il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, si dice che questi diavoli, se osservati con attenzione, possano essere visti muovere la coda e fare smorfie. Secondo la leggenda, sono talmente numerosi che è impossibile contarli, proprio come è impossibile calcolare la ricchezza del tesoro che custodiscono. Solo quando un coraggioso riuscirà a scoprire il segreto per svelare il misterioso tesoro, allora anche Palermo non sarà più povera.
Giuseppe Pitrè attribuiva l’impossibilità di contare i diavoli dipinti al modo in cui erano stati realizzati: alcune figure risultano estremamente piccole, mentre altre sono incomplete. Questo rende il conteggio complesso e sempre impreciso, tanto che non si riesce mai a ottenere un numero esatto.
Oltre alla sua grande abilità come costruttore, Guglielmo II è ricordato anche per le sue riforme e per la sua straordinaria tolleranza, persino religiosa.
È celebre la sua affermazione: “Ognuno preghi il Dio in cui crede“, un concetto di sorprendente modernità per l’epoca in cui visse. Perfino Dante, nel ventesimo canto del Paradiso , lo definisce «il giusto rege».
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