
Image by Wolfgang Eckert from Pixabay
Il nome di Pan, in greco, significa “tutto” — e forse non è un caso che questa divinità, pur non appartenendo al consesso degli dèi olimpici, fosse considerata da molti filosofi come un simbolo universale della natura stessa: un demone primordiale che presiedeva a ogni suo aspetto.
Nella cultura popolare greca, tuttavia, Pan era soprattutto il dio dei campi e delle greggi, una figura selvaggia e gioiosa, metà uomo e metà capra, che vagava per i boschi suonando il flauto, danzando, inseguendo le ninfe con una vitalità incontenibile.
Strettamente legato alla terra e alla fertilità, Pan incarnava una natura duplice: benevolo e protettivo verso i pastori, poteva d’un tratto trasformarsi in una creatura inquietante, capace di terrorizzare chiunque si avventurasse nei suoi domini. Da lui prende il nome il “timor panico”, quel terrore improvviso e irrazionale che può assalire in solitudine.
Le origini di Pan sono avvolte nel mistero, e sulla sua genealogia esistono racconti tra i più disparati. Uno dei più curiosi, riportato da Luciano di Samosata, narra che Penelope, moglie di Ulisse, tradì il marito con Ermes sotto forma di capro, dando alla luce Pan. Un’altra versione ancora più audace racconta che Penelope, ceduta a tutti i Proci, generò da quella unione collettiva il dio dei boschi.
Secondo altri miti, Pan sarebbe invece figlio di Ermes e della ninfa Driope, che, sconvolta dall’aspetto mostruoso del neonato, lo abbandonò nei boschi. Fu Ermes a salvarlo, portandolo sull’Olimpo, dove gli dèi, divertiti dalla sua presenza, lo chiamarono “Pan” perché la sua nascita aveva rallegrato tutti.
Altre tradizioni ancora lo vogliono figlio di Zeus e Ibris, di Zeus e Callisto, o addirittura di Urano e Gaia, risalendo così alla prima generazione divina. In ambiente romano, infine, si raccontava che Pan fosse nato dall’unione di un pastore italico, Crati, con una capra.

Image by Thomas Teutsch from Pixabay
Originario dell’Arcadia, il cuore montuoso del Peloponneso, Pan era venerato non solo in Grecia ma in tutto il Mediterraneo.
A Roma venne identificato con il dio Fauno, protettore delle campagne. Il suo aspetto era quello di un essere ibrido: volto barbuto e grinzoso, corna sulla testa, petto villoso e zampe caprine. Agilissimo e veloce, trascorreva il tempo conducendo le greggi, allevando api, aiutando i cacciatori e suonando il suo flauto.

Arnold Böcklin – Idillio (Pan tra colonne), 1875 – Wikipedia, pubblico dominio
Inventore della siringa, il flauto pastorale a più canne, Pan si divertiva a far danzare le ninfe con le sue melodie. Solitario per natura, amava sonnecchiare nelle grotte durante le ore più calde, e guai a chi osava svegliarlo: le sue urla acute avevano il potere di mettere in fuga uomini e persino giganti, come accadde con Tifone durante la battaglia contro Zeus.

Hendrick van Balen – Pan che insegue Siringa, 1615 ca – Wikipedia, pubblico dominio
La sua fama di insaziabile amatore era leggendaria: Pan corteggiava uomini, donne e ninfe con lo stesso entusiasmo, a volte con dolcezza, più spesso con impeto selvaggio. Quando non trovava compagnia, si diceva che cercasse comunque appagamento da solo. Le leggende che lo vedono protagonista sono poche e relativamente tarde, e ruotano quasi tutte intorno ai suoi amori. Da Eco, ad esempio, ebbe due figli: Iungo e Iambe. Più astuto che bello, riuscì persino a sedurre Selene, la dea della Luna, nascondendo il suo aspetto sotto un vello bianco.
Tra le storie più famose vi è quella di Siringa, una ninfa che Pan inseguì fino al fiume Ladone. Per sfuggirgli, la fanciulla si trasformò in un ciuffo di giunchi. Pan, incapace di riconoscerla, tagliò alcune canne e ne fece uno strumento musicale: la siringa, che da allora portò sempre con sé.
Sebbene gli dèi olimpici disprezzassero Pan per la sua rozzezza, non esitavano a sfruttare i suoi talenti. Apollo apprese da lui l’arte della profezia ed Ermes si ispirò al suo zufolo, attribuendosi poi l’invenzione.
Pan osò persino sfidare Apollo in una gara musicale. Al termine della sfida, la giuria decretò vincitore il dio della lira, mentre l’unico a dissentire, il re Mida, venne punito da Apollo con un paio di orecchie d’asino.

Nicolas Poussin – Il trionfo di Pan – Wikipedia, pubblico dominio
Secondo Plutarco, Pan fu l’unico dio dell’antichità a conoscere la morte. Un mercante, di nome Tamo, raccontò di aver udito, durante una traversata verso l’Italia, una voce dal mare che gli intimava di annunciare ovunque la morte del “grande Pan“. E per tutta la Grecia si diffuse allora un sentimento di smarrimento e dolore.
.