Piramo e Tisbe erano due giovani legati da un amore sincero, ma le loro famiglie, in conflitto da tempo, vietavano loro di stare insieme.
Decisi a sfidare il destino, i due pianificarono una fuga segreta, dandosi appuntamento sotto un grande albero di gelso, lontano da sguardi indiscreti.
Tisbe giunse per prima e, mentre attendeva, scorse un leone avvicinarsi. Spaventata dalla sua presenza, si rifugiò in un luogo sicuro, ma nel caos lasciò cadere il velo che portava sul capo. Il leone, dopo aver trovato il velo, lo strappò e lo macchiò con tracce di sangue, residuo della sua ultima preda, per poi andarsene.
Quando Piramo arrivò e vide il velo insanguinato, temette il peggio. Con il cuore colmo di disperazione, credette che Tisbe fosse stata vittima del leone e, sopraffatto dal dolore, prese una decisione drastica: afferrò la sua spada e si trafisse, credendo di non poter vivere senza la sua amata.
Tisbe, dopo essersi tranquillizzato, decise di tornare al luogo dell’appuntamento. Con il cuore pieno di speranza, si avvicinò all’albero di gelso, ma ciò che vide la lasciò senza fiato: il corpo di Piramo giaceva a terra, immerso in una pozza di sangue, con il suo velo stretto tra le mani.
Di fronte a quella scena straziante, il dolore di Tisbe fu insopportabile. Si avvicinò al giovane, si sdraiò accanto a lui e, in un gesto estremo dettato dalla disperazione, impugnò la spada di Piramo e pose fine alla sua vita, desiderando di unirsi a lui per l’eternità.
La leggenda narra che l’albero di gelso, bagnato dal loro sangue, ha cambiato per sempre il colore dei suoi frutti in rosso scuro, un simbolo eterno dell’amore tragico e della forza dei sentimenti che nutrivano i due protagonisti.
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