Vittore Carpaccio, figura affascinante e avvolta nel mistero, nasce a Venezia tra il 1465 e il 1472.
La sua formazione artistica rimane un enigma per gli studiosi, e il suo stile, se confrontato con quello di altri pittori veneti contemporanei, solleva interrogativi sulle sue influenze formative.
Molti storici dell’arte ipotizzano che Carpaccio sia stato inizialmente ispirato da maestri come Gentile e Giovanni Bellini, Antonello da Messina e Lazzaro Bastiani. È quasi certo che abbia avuto contatti diretti con Antonello da Messina, come suggeriscono le basi stilistiche delle sue opere, e che sia stato influenzato dalla raffinatezza prospettica di Piero della Francesca e dall’intensità espressiva di Andrea Mantegna. Come quest’ultimo, Carpaccio predilesse la tela rispetto al tradizionale supporto ligneo, una scelta distintiva per l’epoca.
Nel 1490 gli viene affidata la realizzazione del ciclo di teleri per la Scuola di Sant’Orsola, un incarico prestigioso che inaugura una serie di commissioni importanti. Verso la fine del Quattrocento, sotto la guida di Giovanni Bellini, lavora ai dipinti per la Scuola di San Giovanni Evangelista.
Nel 1501 intraprende un nuovo ciclo di teleri destinato a decorare la sala del Maggior Consiglio e dei Pregadi nel Palazzo Ducale, opere purtroppo perdute.
In questo periodo, Carpaccio diventa uno degli artisti più richiesti dalle Scuole veneziane. Tra le sue opere più celebri figurano i cicli narrativi per la Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, tra cui le Storie del Santo, San Trifone, San Gerolamo e scene evangeliche come La preghiera nell’orto e La vocazione di San Matteo. Riceve inoltre incarichi dalla Scuola di Santo Stefano e da quella degli Albanesi.
Durante il primo decennio del Cinquecento, Carpaccio si afferma come il “pittore di stato”, grazie alle numerose commissioni istituzionali. Accanto a queste, iniziano a emergere richieste private, come i celebri dipinti Ritratto di un cavaliere e Le cortigiane. La sua fama si espande oltre i confini veneziani, portandolo a realizzare opere come la Pala di Santa Maria in Vado a Ferrara e la Pala di San Pietro Martire a Murano.
Negli ultimi anni di vita, Carpaccio viene chiamato a Milano per lavorare al Duomo, dove realizza le portelle dell’organo e una pala d’altare. Si spegne nel 1526, lasciando un’eredità artistica che continua a essere oggetto di studio e ammirazione.
(cliccare sulle immagini per ingrandirle)
.
–