Polissena era la figlia più giovane di Priamo ed Ecuba, i sovrani di Troia durante il celebre conflitto narrato nell’Iliade. La sua figura è avvolta da un alone di tragedia, e il suo destino è intimamente legato a quello dell’eroe greco Achille.
Tuttavia, Apollodoro sembra discostarsi da questa tradizione, offrendo versioni alternative riguardo la sua storia.
La figura di Polissena ha trovato spazio in diverse opere letterarie e artistiche. Dante Alighieri, nella sua Divina Commedia (Inferno, V, 65-66), menziona indirettamente Polissena come la causa della morte di Achille, condannato tra i lussuriosi per aver ceduto alla passione amorosa. Una delle leggende narra, infatti, che Achille, innamorato di Polissena, si recò al Tempio di Apollo a Timbra nella speranza di sposarla. Tuttavia, fu lì tradito e ucciso da Paride, fratello della giovane, in un atto di vendetta per la caduta di Troia.
Dopo la morte di Achille, suo figlio Neottolemo volle rendere onore alla memoria del padre. Per farlo, immolò Polissena sulla tomba del grande eroe, completando così la tragica fine della giovane principessa troiana.
La figura di Polissena ha ispirato anche la musica e la scultura.
Nella tragedia musicale Polissena, opera in tre atti di Nicola Manfroce su libretto di Jean-Baptiste-Gabriel-Marie de Milcent, la giovane principessa occupa un ruolo centrale. La prima rappresentazione ebbe luogo il 13 dicembre 1812 al Teatro San Carlo di Napoli, e l’opera riscosse grande successo per la sua intensa drammaticità.
In ambito scultoreo, uno degli esempi più celebri è Il Ratto di Polissena di Pio Fedi, una maestosa scultura esposta nella Loggia dei Lanzi a Firenze. L’opera cattura il momento in cui Polissena viene rapita, sottolineando la sua figura tragica e il suo destino segnato dalla violenza e dal sacrificio.
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