Nella mitologia greca, Pterelao fu il leggendario re di Tafo, un arcipelago situato nel Mar Ionio.
Discendente di Poseidone, il dio del mare, e di Ippotòe, Pterelao era noto per il suo dono straordinario: un capello dorato che gli garantiva l’immortalità e l’invulnerabilità. Questo dono divino sarebbe stato anche la causa della sua rovina.

Poseidone con in mano un tridente. Placca corinzia, 550-525 a.C. – Proveniete da Penteskouphia – Louvre Museum, Parigi – Wikipedia, pubblico dominio
Il destino di Pterela si intrecciò con quello di Anfitrione, un eroe tebano e marito di Alcmena, la futura madre di Eracle.
Secondo il mito, Pterelao e i suoi figli avevano sottratto terre appartenenti a Elettrione, padre di Alcmena. Per vendicare questa offesa, Anfitrione dichiarò guerra a Tafo e assediò la città.
Durante il conflitto, il re Pterelao rimase imbattibile finché il suo capello dorato fosse rimasto intatto. Tuttavia, sua figlia Cometo, innamoratasi di Anfitrione, tradì il padre tagliandogli il capello magico mentre dormiva. Privato del suo potere, Pterelao fu sconfitto e ucciso, segnando la caduta della dinastia tafiota.
Dopo la morte di Pterelao, Anfitrione sterminò i suoi figli e conquistò Tafo, ponendo fine al regno. Secondo alcune versioni del mito, Poseidone, furioso per il tradimento subito dal suo discendente, trasformò, come punizione, Cometo in un uccello marino.
Questo mito, sebbene meno noto rispetto ad altri racconti della mitologia greca, resta una testimonianza delle intricate trame del fato e del volere degli dei.
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