Tempo fa, durante un’omelia, il celebrante ha commentato la parabola del “figliol prodigo” (Luca 15, 11-32) ricordando, anche, l’interpretazione data da Rembrandt al momento dell’abbraccio tra il padre ed il figlio.
Mi sono ripromesso di creare una pagina per condividere il profondo significato che quest’atto di perdono racchiude, invitandoci alla riflessione.
Il dipinto “Il ritorno del figliol prodigo”, realizzato intorno al 1666 da Rembrandt van Rijn, è una delle opere più profonde e significative dell’artista olandese. Con i suoi imponenti 262 x 206 cm, il quadro è oggi custodito al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo e si ispira alla parabola evangelica del figlio prodigo, riportata nel Vangelo di Luca.
La scena rappresenta il momento del perdono paterno, il culmine della storia narrata nella Bibbia. Al centro dell’opera, il figlio, con indosso vestiti logori e un’espressione di umile pentimento, si inginocchia davanti al padre, che lo accoglie con un gesto di infinita tenerezza. Alla destra del quadro si distingue una figura, identificata come il fratello maggiore, che osserva la scena con distacco. In secondo piano, due personaggi enigmatici restano avvolti nella penombra.
Rembrandt utilizza il gioco tra luce e ombra per dirigere l’attenzione dello spettatore verso il gesto amorevole del padre. La luce non si limita a illuminare, ma racconta: accarezza i volti e i dettagli significativi, creando un’intimità emotiva che invita chi guarda a sentirsi parte della scena.
Un aspetto straordinario del quadro risiede nelle mani del padre.
A uno sguardo attento, si nota che una mano è maschile, simbolo di forza, mentre l’altra è delicata e femminile, rappresentando la dolcezza.
Questa scelta artistica trasmette un’immagine di Dio come entità completa, che unisce in sé il paterno e il materno, l’autorità e la cura.
Anche gli occhi del padre meritano attenzione: sembrano quelli di un cieco, logorati dall’attesa e dalla speranza di rivedere il figlio. Questo dettaglio amplifica l’intensità del messaggio, suggerendo un amore così profondo da trascendere il tempo e lo spazio.
La parabola del figlio prodigo, così come reinterpretata da Rembrandt, è un invito a riflettere sul significato del perdono e della riconciliazione. L’artista cattura non solo la gioia del padre per il ritorno del figlio, ma anche il conflitto interiore del fratello maggiore, incapace di vedere la redenzione come un momento di festa. Questo contrasto tra giustizia e misericordia ci invita a una lettura umana e universale della religione, che abbraccia il valore del pentimento e della grazia.
Attraverso questa rappresentazione, Rembrandt non solo racconta un episodio biblico, ma ci porta a considerare il significato più profondo dell’accettazione, della famiglia e dell’amore divino che accoglie senza condizioni.
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