Salvator Rosa, noto anche come Salvatore Rosa (1615 – 1673), fu un pittore, incisore e poeta italiano del periodo barocco. Nato a Napoli, visse e lavorò tra la sua città natale, Roma e Firenze. Personalità anticonformista e ribelle, Rosa condusse una vita avventurosa e piena di contrasti, anticipando in alcuni aspetti il movimento pre-romantico.
Inizialmente, la sua arte fu accolta con scetticismo e persino disprezzo. Questo era dovuto alla sua opposizione sia allo stile barocco dominante di Gian Lorenzo Bernini, sia alla scuola realista napoletana. Tuttavia, con l’avvento del Neoclassicismo, Salvator Rosa venne rivalutato, soprattutto grazie all’architetto paesaggista inglese William Kent.
Kent, nelle sue riflessioni sul design dei giardini, sosteneva che gli spazi verdi dovessero essere selvaggi, irregolari e drammatici, “degni della matita di Salvator Rosa”.
Il vero riconoscimento dell’arte di Rosa arrivò però con l’era romantica. Gli artisti di quel tempo trovarono nelle sue opere un potente esempio della relazione tra l’uomo e la natura, rappresentata come indomabile e superiore, con l’essere umano piccolo e impotente di fronte alla sua maestosità. Questa visione si allineava perfettamente con i temi del Romanticismo, e le opere di Salvator Rosa iniziarono a essere apprezzate in tutta Europa, guadagnando finalmente la fama che gli era stata negata fino a quel momento.
Tra i suoi estimatori settecenteschi e ottocenteschi vi furono figure di spicco come Horace Walpole, che lo paragonava a Giovan Battista Piranesi, e Joshua Reynolds, così come Claude Joseph Vernet, il cui stile rivela l’influenza del maestro napoletano.
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