San Marco fu una figura centrale nella prima diffusione del Cristianesimo, collaboratore instancabile di San Paolo e fedele compagno di San Pietro nell’annuncio del Vangelo.
Nei testi del Nuovo Testamento viene menzionato talvolta con il nome ebraico di Giovanni, altre volte con quello romano di Marco, oppure come Giovanni Marco. Gli studiosi concordano che si tratti sempre della stessa persona, in linea con l’usanza ebraica di portare due nomi, come avveniva per Saulo, divenuto Paolo.

Emmanuel Tzanes – Icona, San Marco Evangelista, 1657 – Wikipedia, pubblico dominio

Le notizie sulla sua infanzia sono scarse, ma si suppone che sia cresciuto a Cipro, assieme al cugino Barnaba, appartenente alla tribù dei Leviti. Il primo riferimento diretto a Marco negli Atti degli Apostoli avviene durante la miracolosa liberazione di Pietro dal carcere. L’apostolo, una volta tornato in sé, si reca “nella casa di Maria, madre di Giovanni detto Marco, dove molti erano riuniti in preghiera” (Atti 12,12). Alcuni identificano proprio in quella casa il luogo del Cenacolo.

Molti studiosi ipotizzano che Marco fosse il giovane che, nella notte dell’arresto di Gesù, tentò di seguirlo “avvolto solo in un lenzuolo di lino”, fuggendo poi nudo quando fu afferrato dalle guardie (Mc 14,51-52).
È probabile che, vivendo a Gerusalemme, abbia potuto ascoltare le parole di Cristo o assistere a qualcuno dei suoi miracoli. Lo scrittore cristiano Ippolito Romano, nelle Philosophumena, lo descrive come “dalle dita monche”.
Pietro, nella sua prima lettera scritta da Babilonia — nome simbolico per Roma — lo chiama affettuosamente “Marco, mio figlio” (1Pt 5,13), lasciando intendere un legame spirituale nato probabilmente con il battesimo dopo la Pentecoste.

L’ingresso di Marco nella vita apostolica avvenne accanto a Barnaba e Paolo, che lo portarono con sé ad Antiochia dopo aver consegnato ai presbiteri di Gerusalemme una colletta per la comunità. All’inizio, data la giovane età, Marco fu incaricato di assistere logisticamente i due apostoli. Nel primo viaggio missionario li accompagnò fino a Salamina, a Cipro, dove “annunciavano la Parola di Dio nelle sinagoghe, avendo con sé come aiutante Giovanni” (Atti 13,5). Tuttavia, le difficoltà e le persecuzioni lo spinsero a ritirarsi: giunti a Perge, egli abbandonò Paolo e tornò a Gerusalemme (Atti 13,13).

Nel 52, al momento del secondo viaggio missionario, Marco si trovava di nuovo ad Antiochia. Barnaba avrebbe voluto portarlo con sé, ma Paolo si oppose, ricordando la sua precedente defezione. Il dissenso tra i due fu tale da indurli a separarsi: Barnaba prese Marco e si imbarcò per Cipro, mentre Paolo partì con Sila verso la Siria e la Cilicia (Atti 15,37-41).

Giovanni di Niccolò Mansueti – San Marco risana Aniano – Gallerie dell’Accademia, Venezia – Wikipedia, pubblico dominio

Da questo momento, Marco scompare dagli Atti degli Apostoli, ma riappare più avanti negli scritti paolini, segno di una riconciliazione. Durante la prima prigionia di Paolo a Roma (intorno al 61-62), l’apostolo lo cita nella Lettera ai Colossesi tra i suoi collaboratori più fidati, insieme ad Aristarco e a Gesù detto il Giusto (Col 4,10-11). Un paio d’anni dopo, Marco è accanto a Pietro a Roma, impegnato nell’evangelizzazione. Lo stesso Pietro, nella sua lettera ai cristiani dell’Asia Minore, lo chiama ancora “mio figlio Marco” (1Pt 5,13), confermando la stima e l’intimità spirituale che li univa.

Marco proseguì la sua opera missionaria probabilmente fino all’inizio delle persecuzioni neroniane, dopo l’incendio di Roma del 64. Due anni più tardi, durante la seconda prigionia romana, Paolo scrisse a Timoteo da Roma: “Affrettati a venire presto da me… Solo Luca è con me. Prendi Marco e conducilo con te, perché mi è utile per il ministero” (2Tm 4,9-11). Era ormai un collaboratore esperto e riconosciuto, pienamente riabilitato.

San Marco è considerato il patrono di notai, scrivani, vetrai, pittori su vetro e ottici. La sua memoria liturgica ricorre il 25 aprile, data attorno alla quale sono nati numerosi proverbi e tradizioni popolari.

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