Teresa Martin nacque ad Alençon il 2 gennaio 1873, figlia di Luigi e Zelia Martin, e venne battezzata pochi giorni dopo, il 4 gennaio, nella chiesa di Notre-Dame con il nome di Maria Francesca Teresa.
Ultima di nove figli, Teresa conobbe presto la triste realtà della mortalità infantile, poiché quattro dei suoi fratelli morirono in giovane età, lasciando cinque sorelle: Maria, Paolina, Leonia, Celina e Teresa. Quattro di loro, compresa Teresa, abbracciarono la vita religiosa nel Carmelo di Lisieux, mentre Leonia entrò nella Visitazione di Caen.

La famiglia Martin, profondamente devota, viveva in agiatezza grazie al laboratorio di pizzi gestito ad Alençon. Teresa crebbe in un ambiente confortevole e sereno, ma la sua infanzia spensierata fu bruscamente interrotta dalla morte della madre Zelia, vittima di un cancro, il 28 agosto 1877.
La perdita della madre segnò profondamente le giovani sorelle, e Teresa, che all’epoca aveva meno di cinque anni, trovò conforto in Paolina, come Celina fece con Maria.
La famiglia, aiutata dallo zio Isidoro Guerin e sua moglie Elisa, si trasferisce a Lisieux, dove si stabilirono nella villa Buissonnets, cercando di superare il lutto

A soli nove anni, Teresa venne a sapere che Paolina stava per entrare nel Carmelo, evento che provocò una profonda crisi affettiva e psicologica. La partenza di Paolina e l’assenza temporanea del padre, recatosi a Parigi con Maria e Leonia, lasciarono Teresa in uno stato di grave agitazione.
Il 13 maggio 1883, però, accadde qualcosa di straordinario: mentre si trovava a letto in preda a forti tremori, ebbe una visione della Vergine Maria che, con un sorriso pieno di amore, la guarì improvvisamente.
Nonostante la guarigione miracolosa, Teresa continuava a lottare con la propria sensibilità emotiva, soprattutto a causa dell’assenza delle sue sorelle maggiori, ormai entrate in convento. Tuttavia, il suo desiderio di seguire Paolina e Maria al Carmelo non diminuì, anzi si rafforzò.
La vera svolta nella sua vita spirituale avvenne la notte di Natale del 1886. Dopo la messa di mezzanotte, mentre Teresa stava per scendere a prendere i regali di Natale, sentì suo padre esprimere con stanchezza la speranza che quell’anno sarebbe stato l’ultimo di queste “sorprese puerili” per lei. Teresa, che avrebbe potuto reagire con tristezza e risentimento, sorprendentemente superò il suo impulso egoistico e, invece di piangere, scese le scale con un sorriso radioso. Da quel momento, si sentì cambiata profondamente, liberata dal suo egocentrismo, e pronta a dedicarsi completamente a Dio

Questa trasformazione interiore ha segnato l’inizio del percorso di Teresa verso la santità, un cammino fatto di umiltà, abbandono e amore incondizionato.

Teresa nel 1887 poco prima del viaggio in Italia – Wikipedia, pubblico dominio

L’anno 1887 è per Teresa un anno di crescita fisica, intellettuale, morale. Ella si rafforza sempre di più nella convinzione che deve entrare nel Carmelo più presto possibile per pregare e donare la propria vita per i peccatori.

Di questa vocazione, ella ha già parlato il 29 maggio, domenica di Pentecoste, a suo padre, il quale in un primo momento solleva delle difficoltà per la giovane età della ragazza, ma poi acconsente. Egli permette che Leonia tenti per la seconda volta di accostarsi alla vita religiosa presso la Visitazione di Caen.
Al Carmelo di Lisieux, Paolina (divenuta suor Agnese di Gesù) approva il desiderio di Teresa, seguita in questo da tutta la comunità. Invece lo zio Isidoro Guerin, che dopo la morte della mamma è il tutore legale delle sue nipoti, vi si oppone decisamente. Ma c’è un ostacolo ancor più grave, quello del superiore del Carmelo: monsignor Delatroette, che non accetta nessun postulante prima dei ventuno anni. Anche il ricorso al vescovo di Bayeux ottiene un rifiuto. Troppo giovane.

Non resta che il ricorso al Santo Padre e questa ragazzina di 14 anni non esita un solo istante a convincere suo padre perché la porti a Roma dal papa.

Il 13 novembre arrivano a Roma e si trattengono una decina di giorni. Celina e Teresa sono entusiaste per i ricordi dei martiri e la visita di tante chiese, catacombe e monumenti. Ma il pensiero di Teresa è concentrato sull’udienza del Santo Padre, che ha luogo il 20 novembre. Il pontefice, alla sua richiesta, le disse: “Va bene, voi entrerete se il buon Dio lo vuole.”

Grazie all’aiuto di monsignor Reverony il 28 dicembre il vescovo concede l’autorizzazione a Teresa di entrare al Carmelo; cosa che si verificherà il 9 aprile 1888.

Nel viaggio a Roma Teresa aveva visto quanti preti fragili e bisognosi di aiuto spirituale ci fossero; da lì ella decise che una volta entrata al Carmelo avrebbe offerto le sue preghiere per la santificazione del clero.

Ciò che Paolina fece a venti anni e Maria a ventisei, Teresa lo fece a quindici. Il mattino del 9 aprile ella entra al Carmelo di Lisieux per restarvi tutta la vita con il nome di Teresa di Gesù Bambino.

Cartolina postale – Chiesa del Carmelo a Lisieux – Wikipedia, pubblico dominio

Il Carmelo di Lisieux, fondato nel 1838, si presenta come un luogo umile e austero, circondato da semplici mura di mattoni rossi. Al suo interno, un chiostro quadrato delimita un prato verde con un Calvario al centro.
Oltre l’ala sud si estende un giardino tranquillo, con un viale di castagni dove le suore possono concedersi brevi momenti di riposo. In questo ambiente povero e silenzioso, una giovane di appena quindici anni, Teresa, sceglie di entrare, spinta da un solo desiderio: l’amore. Un amore puro e profondo per Gesù, il suo “amato Bene”.

Con cuore ardente, Teresa desidera offrire la sua vita come prova del suo affetto sconfinato, scrivendo: “Gesù, voglio amarvi più di quanto siate mai stato amato“. Queste parole, scritte a nove mesi dall’ingresso nel Carmelo, riflettono la determinazione e la passione che animano la giovane, appena sedenne.

Ciò che Teresa ancora non sa, è che la sua straordinaria avventura spirituale durerà soltanto nove anni, ma darà frutti inimmaginabili. Solo Dio conosce il destino che la attende, preparando in segreto quella che sarà conosciuta come “la più grande santa dei tempi moderni“.
La vita nel Carmelo è semplice, scandita dal ritmo quotidiano della comunità composta da ventisei religiose, tra cui le sue sorelle Paolina e Maria, rispettivamente suor Agnese di Gesù e suor Maria del Sacro Cuore. Tuttavia, Teresa è consapevole di essere lì non per seguire loro, ma per amore di Gesù. Si distacca volontariamente dalle sue sorelle, mantenendo il suo sguardo fisso sull’unica ragione del suo ingresso: la totale dedizione a Gesù.

I compiti che le vengono assegnati – cucito, pulizia del chiostro e delle scale, giardinaggio – non sono il suo forte. Teresa non eccelle in queste mansioni manuali e spesso si trova a scontrarsi con le richieste esigenti della superiore, madre Maria Gonzaga, che non le risparmia umiliazioni e piccoli rimproveri. Teresa descrive questo periodo come una sequenza di “punture di spillo” che la affliggono, ammettendo con tristezza di provare una sorta di repulsione per alcune delle sue consorelle.

Non trova nemmeno conforto nella preghiera. Anche Gesù, che è la sua forza, sembra tacere. Immersa in un senso di aridità spirituale, Teresa fatica a mantenere la concentrazione nelle due ore giornaliere di orazione mentale, tanto che spesso si addormenta. Tuttavia, nonostante queste difficoltà, la giovane continua a perseverare, convinta che l’amore autentico si dimostri non nelle consolazioni, ma nei sacrifici silenziosi e nell’accettazione dei comandi.

Durante il monotono inverno del 1889, un momento di gioia illumina la vita di Teresa: il 10 gennaio, giorno della sua vestizione religiosa, il padre, Luigi Martin, le è accanto, conducendola all’altare con amore paterno. Indossa un abito lungo di velluto bianco, con i capelli biondi sciolti sulle spalle, ma durante la cerimonia Teresa veste il saio grigio del Carmelo, con lo scapolare e il velo bianco di novizia. Questo momento di gioia, però, si trasforma rapidamente in una dura prova: solo un mese dopo la vestizione, suo padre viene internato nell’ospedale psichiatrico di Caen.
Teresa, colpita dal dolore, confessa: “In quel giorno, non avrei potuto soffrire di più“. La gente della città inizia a mormorare, attribuendo la colpa della malattia del signor Martin alle figlie, e in particolare a Teresa, la più giovane e amata. È in questo momento che Teresa decide di aggiungere al suo nome religioso “del Santo Volto“, ispirata dall’immagine di Gesù sulla croce e dal suo grido di sete d’amore.

In questo periodo, durante un ritiro spirituale (dal 7 al 15 ottobre 1891), il francescano padre Alessio Prou ​​la incoraggia a confidare in Dio e ad amare senza riserve. Queste due parole, “amore” e “confidenza“, diventano il fulcro della sua esistenza.
Il tempo stringe e nell’inverno del 1891-1892 una violenta epidemia di influenza colpisce la comunità del Carmelo. Anche Teresa si ammala, ma trova comunque la forza di assistere le sue consorelle con grande dedizione. A soli 19 anni, stupisce tutti per la sua maturità, non solo fisica ma anche spirituale, avendo già iniziato la “corsa da gigante” che era cominciata la notte di Natale del 1886.

Nel febbraio del 1893, Paolina, ora priora del Carmelo, nomina Teresa assistente della maestra delle novizie. Sebbene abbia solo 20 anni e si senta inadeguata per un incarico così impegnativo, Teresa si affida completamente all’aiuto di Dio.
Proprio in questo periodo, sul finire del 1894, comincia a sviluppare una nuova dottrina spirituale, quella dell’infanzia spirituale, basata sull’abbandono totale nelle mani di Dio, riconoscendo la propria fragilità e confidando nella Sua infinita misericordia.

L’anno 1895 si rivela straordinario per Teresa. A 22 anni, comprende che la santità non è una conquista faticosa come la scalata di una montagna, ma un dono che Dio concede, paragonandolo a un ascensore che porta le anime verso l’alto. Con questa consapevolezza, Teresa inizia a scrivere la sua autobiografia, Storia di un’anima, che, nel linguaggio del Cantico dei cantici, è un inno di riconoscenza all’infinita misericordia di Dio.

Copertina di Santa Teresa di Gesù Bambino, Storia di un’anima scritta da sola – Wikipedia, pubblico dominio

Nel giugno del 1895, durante la messa della Santissima Trinità, Teresa sperimenta un’ispirazione improvvisa: sente il bisogno di offrirsi come vittima d’olocausto all’Amore misericordioso di Dio.
Questo momento segna una svolta profonda nella sua vita spirituale, che ella sintetizzerà in un documento scritto nel settembre del 1896: “Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa e questo, mio ​​Dio, me l’hai dato tu… nel cuore“. 

La sera del Giovedì Santo, il 3 aprile 1896, Teresa rimane in preghiera fino a mezzanotte. Quando si corica, sente un improvviso gorgoglio alla gola. Sebbene sia al buio, intuisce che il sangue che ha espulso è il segno di qualcosa di grave, ma non vuole verificarlo. Nella notte del Venerdì Santo, l’emottisi si ripete, e Teresa accoglie con gioia questo segno, vedendolo come un annuncio del suo prossimo incontro con Dio in cielo.

Tuttavia, poco dopo, durante il periodo pasquale, entra in una terribile prova spirituale. Un senso di oscurità interiore la pervade, facendola dubitare della validità di tutto ciò in cui ha creduto e offerto: la sua “piccola via”, la sua offerta all’Amore misericordioso, persino la sua vita spirituale stessa sembrano, per un momento, un ‘illusione. Voci interiori le sussurrano che la sua morte giovane sarà inutile e che tutto ciò che ha fatto è stato vano. Questa prova, durata diciotto mesi fino alla sua morte, segna un periodo di grande sofferenza interiore per Teresa, ma rafforza anche la sua capacità di identificarsi con i peccatori e di condividere il loro dolore per condurli alla salvezza.

Nel frattempo, la tubercolosi progredisce lentamente, logorandola dall’interno. Nonostante ciò, nel novembre del 1896, si discute ancora la possibilità che Teresa venga trasferita al Carmelo di Saigon o di Hanoi. Ma con il peggiorare della sua salute, questa idea viene definitivamente abbandonata. Nella Quaresima del 1897, nonostante la sua condizione fisica fragile, Teresa insiste nel voler osservare le pratiche penitenziali della regola, inclusi digiuni e sacrifici. La sua salute però ne risente pesantemente, e viene progressivamente esonerata da tutti i compiti: la preghiera in coro, il lavoro in lavanderia, la cura delle novizie, e persino i momenti di ricreazione con le altre suore.

Dal 6 aprile 1897, sua sorella Paolina, suor Agnese, inizia a raccogliere le sue parole, intuendo l’imminente fine. Il 6 luglio riprendono gli episodi di emottisi, e due giorni dopo Teresa viene trasferita nell’infermeria. È in questo contesto che pronuncia una delle sue frasi più celebri: “Tutto è grazia“, ​​parole che rispecchiano la sua totale accettazione della volontà di Dio, nonostante il dolore. Anche se sembra ormai vicina alla morte, il suo giovane corpo lotta ancora per qualche tempo. A fine agosto, troppo debole per parlare o scrivere, Teresa sprofonda nel silenzio, affrontando sofferenze indicibili. 

La cancro si diffonde nell’intestino, e Teresa fatica persino a ricevere la comunione a causa del rischio di vomito. Il 30 luglio, alle ore 18, riceve l’estrema unzione e il viatico. Riesce a comunicarsi un’ultima volta il 19 agosto, offrendo quel momento per il ritorno di padre Giacinto Loyson, un carmelitano che aveva abbandonato la Chiesa. Il 30 settembre 1897, alle ore 19:20, Teresa lascia questo mondo, pronunciando le sue ultime parole: “Mio Dio, io vi amo“. Aveva 24 anni e nove mesi.

La sua salma viene esposta nel coro del Carmelo, e parenti e amici passano per darle l’ultimo saluto. I funerali si tengono il 4 ottobre, in presenza di una quarantena di persone, e Teresa viene sepolta nel cimitero di Lisieux. Ironia della sorte, quello stesso giorno, lontano da Lisieux, venne battezzato colui che un giorno sarebbe diventato papa Paolo VI, un segno della continuità del suo messaggio d’amore nella Chiesa

In breve tempo, Teresa di Lisieux acquisisce una fama straordinaria. Esattamente un anno dopo la sua morte, viene pubblicata la sua autobiografia, Storia di un’anima.

Nel frattempo, la tomba di Teresa diventa meta di pellegrinaggi, attirando un numero crescente di fedeli. Un evento miracoloso avviene il 26 maggio 1908: una bambina di quattro anni, cieca dalla nascita, riacquista la vista, e questo è solo il primo di una serie di miracoli attribuiti all’intercessione della santa. I pellegrini iniziano ad affluire in gran numero al cimitero di Lisieux, al punto che vengono organizzati treni speciali per facilitare l’arrivo dei devoti. Un evento significativo si svolge il 24 agosto 1913, quando un pellegrinaggio di militari si reca alla tomba di Teresa.

La prima esumazione dei resti della santa avviene il 6 settembre 1910, alla presenza di 500 persone. Successivamente, il 26 marzo 1923, le sue spoglie vengono tradotte al Carmelo di Lisieux. La rapida canonizzazione di Teresa è dovuta anche al sostegno di tre pontefici: Pio X, Benedetto XV e Pio XI.
Pio X, il 3 agosto 1910, definì Teresala più grande santa dei tempi moderni” e diede il via ufficiale alle iniziative per il suo processo di canonizzazione.
Lo stesso giorno, a soli tredici anni dalla sua morte, si aprì a Bayeux il processo informativo ordinario. Nonostante le difficoltà causate dalla Prima Guerra Mondiale, il 17 marzo 1915, su ordine di Benedetto XV, si aprì un nuovo processo apostolico, che si concluse il 30 ottobre 1917 dopo 91 sessioni nella cattedrale di Bayeux. Benedetto XV esentò la causa di beatificazione di Teresa dall’obbligo di attendere i 50 anni dalla morte prima di poter essere proclamata beata.

Il 29 aprile 1923, sotto il pontificato di Pio XI, Teresa viene beatificata.
Pio XI la definisce la “stella del suo pontificato”, e il 17 maggio 1925, davanti a 50.000 persone nella gloria del Bernini, la proclama santa. Due anni dopo, il 14 dicembre 1927, lo stesso pontefice la proclama patrona delle missioni, insieme a San Francesco Saverio.
Il 3 maggio 1944, mentre la Francia attende ancora la sua liberazione, Teresa viene proclamata patrona secondaria della Francia, a pari grado con santa Giovanna d’Arco, con la Madonna di Notre-Dame, la patrona principale

Teresa di Lisieux, con il suo amore incondizionato e la sua “piccola via“, continua ad ispirare milioni di persone in tutto il mondo, consolidando il suo ruolo di guida spirituale e intercessore per le anime.

Conosciuta dalla maggior parte come “la santa delle rose”, Teresa di Lisieux è spesso associata a una spiritualità ingenua e quasi infantile. Tuttavia, la realtà è ben più complessa: Teresa rappresenta uno dei punti più alti del misticismo cristiano e della riflessione teologica. La profondità del suo pensiero e la sua capacità di tradurre la fede in un linguaggio semplice, ma spiritualmente potentemente, l’hanno resa un modello di santità e di sapienza.

Nel 1978, in riconoscimento della sua crescente importanza per la ricerca spirituale e teologica, è stato istituito a Lisieux un centro di documentazione teresiana, dedicato allo studio e alla diffusione delle

Il 19 ottobre 1997, Teresa è stata proclamata 33° Dottore della Chiesa, diventando la terza donna a ricevere questo prestigioso titolo, dopo santa Teresa d’Avila e santa Caterina da Siena, entrambe dichiarate dottore della Chiesa da Paolo VI nel 1970. La richiesta di riconoscerla come Dottore della Chiesa era stata avanzata già una prima volta nel 1932 e poi ripresa nel 1987, ma solo negli anni ’90 la Chiesa ha ritenuto maturi i tempi per un riconoscimento ufficiale della grandezza teologica di Teresa. Questo titolo testimonia la sua influenza duratura non solo come mistica, ma anche come pensatrice e guida spirituale.

Nel Santuario di Carmelo di Lisieux, il pellegrino può venerare i resti della santa: la quasi totalità delle reliquie è contenuta in una scatola messa al di sotto della cassa.  Sopra la cassa è collocata la statua della Vergine – Foto di mickaetmanue8 da Pixabay

 

 

vedi anche: 

  • La vita di Santa Teresa al Carmelo di Lisieux

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