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«Sai tu isola bella, a le cui rive manda Jonio i fragranti ultimi baci, nel cui sereno mar Galatea vive e su’ monti Aci?» (Giosuè Carducci, “Primavere Elleniche”, 1872) «Venga a’ li lidi tuoi fè d’opre alte e leggiadre, o isola del sole, o tu d’eroi Sicilia antica madre». (Giosuè Carducci, “Rime e ritmi”- alla figlia di F. Crispi, 1898)«Ajo visto el mappamondo et la carta da navichare, ma Sicilia ben me pare più bel isola del mondo». (Carmelo Trasselli, “Sicilia Levante e Tunisia nei secoli XIV e XV”, 1952) «Il volgare siciliano si attribuisce fama superiore a tutti gli altri per queste ragioni: che tutto quanto gli italiani producono in fatto di poesia si chiama siciliano; e che troviamo che molti maestri nativi dell’isola hanno cantato con solennità» «Ho conosciuto la piena bellezza, «Pagatemi queste righe a peso d’oro, non per la loro straordinaria bellezza ma perchè io stesso le devo pagare così care. Se stimo ogni stelletta dieci centesimi e un centesimo ogni profondo mormorio del mare, dieci lire il fuocherello rosso sulla cima dell’Etna e mezza lira ogni ora dell’aria balsamica – come vedete, non tengo conto né dei riflessi del mare, né delle palme, né del vecchio castello, e nemmeno del teatro greco che di notte non ha niente con cui attirare l’attenzione – allora, veramente ne vale la pena e sia lodato Dio che mi ha mandato in questa parte del mondo». «Tutto ciò che la natura ha di grande, «Bella ed immensa città, il massimo e splendido soggiorno […] Palermo ha edifici di tanta bellezza che i viaggiatori si mettono in cammino attratti dalla fama delle meraviglie che offre qui l’architettura, lo squisito lavoro, l’ornamento di tanti peregrini trovati dall’arte». «Custodisca Iddio una casa di Noto, e fluiscano su di lei «La verde isola Trinacria, dove pasce il gregge del sole».
«Palermo, Museo del Mediterraneo: se volete sapere quel ch’è passato su questi flutti azzurri venite a Palermo. E’ una città deliziosa, una città dolce, una città profumata. Le sue piazze, le sue vie, i suoi giardini, i suoi monumenti sono magnifici. Ecco la Sicilia: capolavoro della natura, centro d’un mondo, terra illustre, si commovente e si nobile nel suo misterioso destino».
«[…] l’influenza della cultura spagnola è l’ultima della serie, la prima è quella greca, la seconda e la terza sono saracena e la normanna; il Rinascimento l’ha sfiorata soltanto.
«E la bella Trinacria, che caliga
«L’ Etna nevoso, colonna del cielo «È la città greca per le sue origini, per la luminosità del suo cielo e per le mètopi del suo museo, di bellezza non inferiore a quelle di Olimpia. È città romana per il ricordo delle sue lotte contro Cartagine e per i mosaici della villa Bonanno. È città araba per le piccole cupole di alcune sue chiese, eredi delle moschee. È città francese per la dinastia degli Altavilla che l’abbellirono. È città tedesca per le tombe degli Hohenstaufen. È città spagnola per Carlo Quinto, inglese per Nelson e Lady Hamilton».
«Il medio-evo cristiano si è vittoriosamente installato sulla vetta del monte Erice, ma le città della pianura, Trapani e Marsala, geograficamente le più occidentali della Sicilia, sembrano la più durevole impronta dell’Oriente».
«Di fronte m’eri Sicilia, o nuvola di rosa sorta dal mare! E nell’azzurro un monte: l’Etna nevosa. Salve o Sicilia! Ogni aura che qui muove pulsa una cetra od empie una zampogna e canta e passa…Io era giunto dove giunge chi sogna».
«La Sicilia parve sempre
«L’intera Sicilia è una dimensione fantastica. Come si fa a viverci senza Immaginazione?»
«In tutta la storia della razza umana nessuna terra e nessun popolo hanno sofferto in modo altrettanto terribile per la schiavitù, le conquiste e le oppressioni straniere, e nessuno ha lottato in modo tanto indomabile per la propria emancipazione come la Sicilia e i siciliani».
«La più bella città della Sicilia, sede del re, è Palermo. «Nell’incursione oscura, il timbro di una corda,
«Di Alfeo ultima dimora,
«Peregrino del mare, se da lungi tra i flutti
«Catania, li so’ chiazzi, li so’ strati,
«Nel giardino pubblico vicino al porto, trascorsi tutto da solo alcune ore magnifiche. E’ il posto più stupendo del mondo […] (Monte Pellegrino) Il promontorio più bello del mondo»
«Ha insegnato Leonardo Sciascia che la Sicilia non è una. Ne esistono molteplici, forse infinite, che al continentale, forse al Siciliano stesso, si offrono e poi si nascondono in un giuoco di specchi».
«La Sicilia è il paese delle arance, del suolo fiorito la cui aria, in primavera, è tutto un profumo… Ma quel che ne fa una terra necessaria a vedersi e unica al mondo, è il fatto che da un’estremità all’altra, essa si può definire uno strano e divino museo di architettura».
«La scoperta della Sicilia è uno dei motivi più fertili e frequenti della letteratura sette-ottocentesca dei «viaggiatori» stranieri in Italia. L’aspirazione al mitico, solare Sud sembra, nella immaginazione di tedeschi, inglesi francesi nordici, raggiungere l’apice più ricco di sorprese e di novità nell’esplorazione attonita, stupita (ma non per questo meno animata da vigile spirito critico e selettivo) dell’isola “del sole”, della “terra del fuoco”, della “terra della primavera perenne”».
«Sai tu la terra ove i cedri fioriscono?
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Per finire una frase inerente i siciliani, ricordatami dall’amico Giò (o Giovanni che dir si voglia)
Numquam est tam male Siculis, qui aliquis facete et commode dicant
Qualunque cosa possa accadere ai Siciliani, essi lo commenteranno con una battuta di spirito
Cicerone (In verrem – De Praetura Siciliensi)
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