Collezione René Lalique nel Museo Calouste Gulbenkian – Wikipedia – User: Sailko, opera propria rilasciata con licenza CC BY 3.0

La venerabile suor Monica di Gesù (1889-1964), mistica agostiniana riformata, viveva una straordinaria relazione spirituale con il suo angelo custode, che chiamava affettuosamente “fratello maggiore“. Questo rapporto privilegiato si riflette nelle sue lettere al padre spirituale, padre Eugenio Cantera, dove emergono episodi significativi della sua vita interiore.

Il Sacro Cuore di Gesù, opera del pittore Pompeo Batoni – Wikipedia, pubblico dominio

In una lettera del 4 ottobre 1923, suor Monica racconta un curioso episodio: «La madre mi donò alcune caramelle e, temendo che il diavolo potesse sottrarle, mi rivolsi al mio angelo. Lui mi rassicurò, mostrandomi come nasconderle. Prese una cassetta, mise sul coperchio un’immagine della Madonna e mi disse: “Non temere, qui non può arrivare.”»

Un altro episodio risale al 15 luglio 1919, quando il suo angelo le annunciò la morte del padre di padre Cantera: «Vedendo il mio dolore, mi disse: “Non piangere, Gesù ha voluto concedergli un beneficio.” Mi assicurò che l’anima era salva ma in Purgatorio. Decisi di offrire la mia sofferenza e nove comunioni fervorose per la sua liberazione.»

La mistica visse anche momenti di profonda gioia spirituale. Il 19 giugno 1919, in occasione della consacrazione della Spagna al Sacro Cuore di Gesù, suor Monica scrisse: «Che giorno memorabile! Inviai il mio angelo a sostenere re Alfonso XIII, e lui si posizionò al suo fianco destro.»

Un evento tenero avvenne il Natale del 1921: «Maria mi portò il Bambino Gesù. Lo strinsi e gli parlai con tutto l’amore del mio cuore. Il mio angelo mi donò una medaglia speciale quella notte, raccomandandomi di portarla sempre con me.»

Nel giorno del suo compleanno, 8 maggio 1918, suor Monica visse un momento unico: «Il mio angelo mi prese la mano e mi presentò a Gesù. Anche Maria e santa Monica fecero lo stesso. Quel giorno mi dissero che, come dono, cinque anime si erano confessate grazie alle mie preghiere, e il mio angelo stesso aveva conquistato altre due.»

Angelo Custode (Chiesa di Santa Caterina, Henrykowo) – Wikipedia, pubblico dominio

Il Giovedì Santo del 1919, suor Monica trascorse ore di profonda sofferenza contemplativa accanto a Gesù: «Il mio angelo mi guidò attraverso ogni momento della Passione. Quando Gesù risorse, il suo volto radioso mi inondò di una gioia indescrivibile.»

Suor Monica ricordava con affetto l’instancabile premura del suo angelo: «Durante i miei giorni di malattia, lui mi portò Gesù, accompagnato da altri angeli che illuminavano il cammino con candele.»

Infine, in una lettera del 4 ottobre 1923, descrisse un momento con un gruppo di sette angeli: «Giocammo a chi amasse di più Gesù, e io, povera anima dedicata a Lui, vinsi!»

Suor Monica di Gesù, una figura di straordinaria semplicità, prudenza, carità e obbedienza, lasciò un’impronta indelebile nel cuore di chiunque la incontrasse. Con uno sguardo capace di trasmettere la costante presenza di Dio, si distinse per il suo spirito accogliente e il desiderio di illuminare la vita degli altri. 

Oltre alla sua intensa vita contemplativa, suor Monica intrattenne una vasta corrispondenza, scrivendo oltre cinquemila lettere, di cui tremilacinquecento sono state raccolte. In queste emerge il suo profondo misticismo e la sua capacità di offrire consigli evangelici illuminanti. La sua devozione all’Eucaristia e alla Passione di Cristo fu il centro della sua vita spirituale.

Suor Monica di Gesù si spense in concetto di santità il 14 aprile 1964. Inizialmente sepolta nel cimitero del convento, i suoi resti furono successivamente traslati in un sepolcro speciale all’interno della chiesa del monastero, segno della venerazione che le era tributata.

La comunità del Monastero di Santa Maria Maddalena di Baeza promosse il processo di beatificazione, avviato con il nulla osta del 24 febbraio 1979.
Il 13 giugno 1992, papa San Giovanni Paolo II dichiarò suor Monica di Gesù venerabile.

La vita di suor Monica di Gesù, intrecciata a un’intensa relazione con il divino e il suo “fratello maggiore,” ci offre una testimonianza unica di amore, umiltà e dedizione spirituale.

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