Thanatos, nella mitologia greca, è la personificazione della morte. Figlio della Notte (Nyx) e fratello gemello di Hypnos, il Sonno, Thanatos rappresenta una morte serena e inevitabile, diversa dalla violenza e dal caos portati da divinità come Ares o dalle Erinni.

Hypnos, dio greco del sonno, e suo fratello, Thanatos, dio della morte, in un dipinto di John William Waterhouse (1849-1917) – Wikipedia, pubblico dominio
Descritto come un essere alato e spesso rappresentato con una torcia rovesciata, simbolo della vita che si spegne, Thanatos svolge il suo compito con imparzialità, guidando le anime dei mortali nel regno dell’Ade. A differenza di altre figure mitologiche legate alla morte, come le Moire o Caronte, Thanatos non è malvagio, ma piuttosto una necessità cosmica, una presenza inevitabile nel ciclo della vita.
Nella letteratura e nelle arti, Thanatos è stato spesso ritratto come una figura cupa ma non terrificante, evidenziando il suo ruolo di passaggio piuttosto che di punizione. Un famoso mito lo vede sconfitto da Eracle, che riesce temporaneamente a strappare Alcesti dal suo destino mortale.

Il corpo di Sarpedonte trasportato da Hypnos e Thanatos (il sonno e la morte), sotto lo sguardo di Hermes. Dettaglio cratere a calice di figure rosse firmato da Euxitheos come vasaio e da Euphronios come ceramografo, 515 a.c. In precedenza nelle collezioni del Metropolitan Museum of Art, New York, poi restituito all’Italia ed esposto a Roma nel museo etrusco di Villa Giulia – Wikipedia, pubblico dominio
In epoca moderna, il concetto di Thanatos è stato ripreso dalla psicoanalisi freudiana, dove rappresenta l’istinto di morte, contrapposto a Eros, la pulsione di vita. Questo dualismo riflette il continuo equilibrio tra creazione e distruzione, amore e fine.
Thanatos resta, dunque, una figura fondamentale nel pensiero umano, un simbolo che attraversa il tempo e le culture, testimoniando la nostra eterna relazione con l’inevitabilità della morte.
.