Tarpea, figlia di Spurio Tarpeo, custode della rocca capitolina, è una figura controversa della mitologia romana.
Secondo il racconto, durante il regno di Romolo, la giovane visse un drammatico momento storico: l’assedio dei Sabini guidati dal re Tito Tazio, pronti a conquistare la cittadella romana.
Ma il ruolo che ebbe Tarpea in questo episodio è raccontato in modi diversi, dando origine a una figura ambigua, in bilico tra lealtà e tradimento.
Nella versione più diffusa del mito, Tarpea si sarebbe innamorata di Tito Tazio o sarebbe stata affascinata dalle armille d’oro che adornavano il braccio dei guerrieri sabini. Così, accecata dal desiderio o dal sentimento, aprì le porte della cittadella al nemico.
Tuttavia, i Sabini, una volta entrati, decisero di punire la sua presunta slealtà invece di premiarla: la soffocarono con i loro scudi e infine la gettarono giù dalla rupe.
Da quel momento, la rupe su cui morì prese il nome di “Rupe Tarpea” e divenne un simbolo del tradimento: per secoli, infatti, i traditori furono condannati a essere gettati da quella stessa rupe.
Tuttavia, esiste una versione alternativa della leggenda che attribuisce a Tarpea un ruolo diverso e forse più nobile. Secondo questo racconto, Tarpea non avrebbe agito per bramosia, ma con un piano astuto: richiedendo i pesanti scudi dei Sabini, sperava di privarli della loro difesa principale, rendendoli vulnerabili all’attacco dei Romani una volta entrati nella cittadella.
Il suo piano, però, fallì tragicamente. Il messaggero incaricato di trattare con i Sabini la tradì, passando dalla parte nemica e rivelando loro la strategia di Tarpea. Di conseguenza, i Sabini, scoperta la sua intenzione, la punirono con la stessa ferocia riservata ai traditori, soffocandola sotto gli scudi e gettandola dalla rupe.
L’ambiguità del suo ruolo lascia aperta una domanda: Tarpea fu davvero una traditrice oppure una patriota disposta a sacrificarsi per la sua città?
La sua storia oscilla tra la figura di una giovane che si lascia corrompere dal desiderio e quella di un’eroina che prova a salvare Roma con un piano rischioso.
Alcune versioni del mito si concentrano non tanto su Tarpea, quanto su suo padre, Spurio Tarpeo, che avrebbe tentato di consegnare il Campidoglio ai Sabini. Secondo questa narrazione, Romolo, venuto a conoscenza del tradimento, lo condannò a morte insieme alla figlia, facendoli gettare entrambi dal “saxum Tarpeium” (la rupe Tarpea)
Esiste anche una terza versione che vede Tarpea come una Sabina, figlia di Tito Tazio stesso, rapita da Romolo e portata a Roma. In questa interpretazione, il tradimento di Tarpea sarebbe un atto di vendetta contro Romolo, il suo rapitore. Tuttavia, questa narrazione non riesce a spiegare il motivo per cui, dopo il tradimento, i Sabini avrebbero comunque scelto di condannare Tarpea a morte.
La leggenda di Tarpea è descritta dallo storico Tito Livio come una fabula. In questa luce, Tarpea si inserisce nella lunga lista di figure mitologiche che, pur avendo origini divine o eroiche, furono in seguito umanizzate, per essere poi celebrare nei culti locali.
La sua storia continua a suscitare domande e a stimolare interpretazioni che la mantengono sospesa tra la memoria di un sacrificio e il simbolo del tradimento.
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