L’hybris (o ubris) è un tema centrale nella tragedia e nella letteratura greca, e indica la tracotanza, l’eccesso, la superbia o la prevaricazione. Nella sua accezione più ampia, si riferisce a un’azione ingiusta o empia compiuta nel passato, le cui conseguenze negative si ripercuotono sugli eventi del presente, diventando la causa scatenante della catastrofe tipica della tragedia.
Nella mitologia greca, Hybris è anche il nome di una figura personificata, associata alla violenza e alla dismisura, in contrasto con Dike, la dea della giustizia.
Esiodo, nel rivolgersi al fratello Perse, lo esorta a seguire Dike piuttosto che cadere vittima di Hybris.

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Secondo una tradizione simbolica, Hybris è considerata la madre di Coros (la Sazietà), un’entità descritta come impetuosa e aggressiva, sebbene alcune versioni lo indichino come suo padre. Tuttavia, Hybris non possiede un vero e proprio mito, e il suo ruolo resta perlopiù astratto. Un’antica e poco conosciuta tradizione narra che si unì a Zeus, generando Pan, il dio dei boschi e della natura selvaggia.
All’interno dell’epos omerico, numerosi personaggi si macchiano di hybris, oppure riescono a evitarla, determinando il loro destino.
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Nell’Iliade, l’hybris di Agamennone si manifesta quando il re acheo rifiuta di restituire Criseide, figlia del sacerdote di Apollo Crise, nonostante l’offerta di innumerevoli tesori in cambio.
Mosaico che mostra la visita di Crise ad Agamennone per riscattare sua figlia Criseide. Napoli. Casa delle Ninfe. IV secolo d.C. – Credits to Habib M’henni / Wikimedia Commons, opera propria – Wikipedia, pubblico dominio
Rapire una fanciulla consacrata al dio rappresenta una grave trasgressione delle leggi divine e umane, scatenando così l’ira di Apollo, che per punizione manda una pestilenza sull’accampamento acheo.
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Nell’Odissea, le Sirene rappresentano una conoscenza proibita ai mortali, una sapienza divina capace di sedurre e condurre alla rovina chiunque le ascolti.
Herbert James Draper – Ulisse e le sirene (1909) – Wikipedia, pubblico dominio
Coloro che cedono al loro canto sono puniti con il naufragio, simbolo della hybris di chi osa oltrepassare i limiti imposti dagli dèi. Odisseo, consapevole del pericolo, escogita un modo per ascoltare il loro canto senza subirne le conseguenze, dimostrando così saggezza e astuzia.
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Molti personaggi mitologici sono esempi emblematici di hybris, puniti per aver osato sfidare gli dèi o superare i limiti imposti alla condizione umana:
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- Aracne, che si vantò di essere una tessitrice superiore ad Atena e venne trasformata in un ragno.
- Bellerofonte, che tentò di salire sull’Olimpo in sella a Pegaso e fu punito con la caduta.
- Edipo, che sfidò il proprio destino, ignaro della maledizione che gravava su di lui.
- Icaro, che, non ascoltando i consigli del padre Dedalo, volò troppo vicino al sole e precipitò.
- Ifigenia, vittima del sacrificio imposto per placare l’ira degli dèi.
- Lucifero, simbolo cristiano della ribellione e della caduta per superbia.
- Marsia, il satiro che sfidò Apollo nella musica e subì un crudele supplizio.
- Niobe, che si vantò di essere superiore a Latona e vide i suoi figli sterminati da Apollo e Artemide.
- Prometeo, che rubò il fuoco agli dèi per donarlo agli uomini, venendo condannato a una punizione eterna.
- Sisifo, punito con una fatica infinita per aver tentato di ingannare la morte.
- Tantalo, che osò offrire agli dèi un banchetto sacrilego e fu condannato alla sete e alla fame per l’eternità.
Joseph Heinz the Elder, 1535 – Tantalo – Wikipedia, pubblico dominio.
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Hybris: un tema universale
L’hybris non è solo un concetto della tragedia e della mitologia greca, ma un archetipo universale presente in molte culture e religioni.
Rappresenta il peccato di chi, accecato dall’orgoglio e dalla presunzione, ignora i propri limiti e si spinge oltre, affrontando conseguenze spesso tragiche.
Questo tema, ancora attuale, continua a ispirare la letteratura, il teatro e il cinema, offrendo una riflessione profonda sul rapporto tra uomo, potere e destino.
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