
Giovanni Battista Tiepolo – Il trionfo di Aureliano – Wikipedia, pubblico dominio
Dopo la disastrosa sconfitta subita dall’imperatore Valeriano nella battaglia di Edessa nel 260 d.C. per mano dei Persiani, le province orientali dell’Impero Romano si ritrovarono abbandonate a se stesse, esposte alle incursioni nemiche. Questa situazione rappresentava una grave minaccia non solo per Roma, ma anche per i regni della regione, come Palmira, che avevano prosperato sotto la protezione dell’Impero.
Odenato, re di Palmira, inizialmente cercò di stabilire rapporti amichevoli con il sovrano persiano Sapore I, inviandogli ricchi doni. Tuttavia, di fronte al rifiuto sprezzante di questi, Odenato comprese che l’unica strada percorribile era quella di riallearsi con Roma e combattere contro i Persiani. Abbandonando così la neutralità che fino ad allora aveva garantito la stabilità del suo regno, Odenato intraprese un’audace politica militare.

Un busto, presumibilmente di Odaenathus. – Wikipedia, pubblico dominio
La prima mossa fu inseguire l’esercito persiano che, di ritorno dal saccheggio di Antiochia, subì una pesante sconfitta per mano di Odenato. Successivamente, attraverso una serie di campagne militari, riuscì a conquistare il regno d’Armenia, riportandolo sotto l’autorità dell’Impero Romano. Le sue vittorie consolidarono la presenza romana in Oriente, e l’imperatore Gallieno lo ricompensò conferendogli il titolo di “Re dei re delle regioni orientali”.

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Sfruttando il caos politico che regnava a Roma, Odenato stabilì un’entità politica semi-indipendente nota come “Impero di Palmira,” che, pur formalmente sotto l’egida di Roma, agiva con una propria autonomia. Tuttavia, il regno di Odenato si interruppe bruscamente con il suo assassinio. A succedergli fu sua moglie, Zenobia, che governò come reggente per il figlio ancora minorenne.
Zenobia si dimostrò una sovrana ambiziosa e determinata. Considerando Roma debole, abbandonò ogni forma di sottomissione all’Impero e adottò una politica espansionistica aggressiva. Conquistò la Bitinia, l’Egitto e parte dell’Asia Minore, sognando di liberare l’intero Oriente dal dominio romano e di instaurare un impero indipendente. Sebbene sostenuta da una serie di vittorie militari, la sua ambizione si scontrò con la realtà delle forze imperiali.
Nel 274 d.C., l’imperatore Aureliano, deciso a ristabilire l’ordine, condusse una campagna contro Palmira. Dopo una dura battaglia, Zenobia fu sconfitta e catturata. Portata a Roma come prigioniera, la regina che aveva osato sfidare l’Impero Romano visse il resto dei suoi giorni in una lussuosa villa a Tivoli, dove, secondo alcune fonti, godette di un trattamento privilegiato e mantenne un rapporto particolare con lo stesso Aureliano.

Herbert G SCHMALZ – L’ultimo sguardo di Zenobia su Palmira – Wikipedia, pubblico dominio
Zenobia è ricordata come una delle grandi figure femminili dell’Oriente antico, degna erede di regine leggendarie come Didone, Semiramide e Cleopatra, dalla quale si dichiarava discendente.
Zenobia fu l’unica donna a sognare e a costruire un impero siriano, lasciando un segno indelebile nella storia e consegnandosi alla leggenda.
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